Da quando la mia paura di volare si è volatilizzata, riesco a leggere e persino a studiare libri tosti nell’attesa in aeroporto e anche in volo. Così nei giorni passati ho finalmente finito due libri che mi trascinavo dietro da tempo. Due libri apparentemente lontani ma stranamente convergenti nel mio stato d’animo attuale. Due titoli un po’ faciloni, di quelli che normalmente mi respingono.
Il primo: Come trovare il lavoro che piace di Caterina Mengotti (Edizioni Sonda, 10,50 euro). A dispetto del titolo americaneggiante, il libro è una bella guida a guardarsi dentro, a fermarsi ad ascoltare noi stessi per capire quello che vogliamo davvero dalla vita e dal lavoro. Perché “il lavoro che piace” oggi lo si ottiene sempre meno dagli altri, piuttosto lo si inventa, lo si crea, soprattutto lo si immagina. Quando avremo concretizzato la nostra personale “visione” del futuro lavorativo e della vita che ci piacerebbe fare, arrivarci sarà un po’ più facile.
Caterina propone riflessioni interessanti, metodi basati sulla pratica yoga e la meditazione zen, esercizi, esempi di persone che hanno trasformato una passione ma anche un limite, un apparente punto debole, in un lavoro utile a se stessi e agli altri.
L’altro libro è un mattone di quasi trecento pagine: Writing the natural way, di Gabriele Rico (Tarcher Penguin, 17 dollari). Ovvero come usare l’emisfero destro del cervello per liberare la creatività che è in ciascuno di noi, permetterci di superare il blocco della pagina bianca, scrivere con gioia e soddisfazione. Non certo per diventare scrittori, ma per avere uno strumento espressivo in più nella vita di tutti i giorni. Ci sono dei bellissimi esercizi per creare “costellazioni” di suoni e parole, ascoltando le voci di dentro che la nostra razionalità di solito zittisce ancor prima che si facciano sentire. Qualcuno l’ho sperimentato in aula: il risultato è stato di bei testi e molte emozioni.
Il lavoro che mi piace finalmente l’ho trovato. Adesso c’è bisogno di qualcuno che mi paghi per farlo. Non si vive di “tuttogratis”, purtroppo. 🙂
Uno degli aspetti belli del Rinascimento erano i mecenati 🙂
Trecento pagine non sono uno scherzo, ma se dici che ne vale la pena….
qui per caso. o forse no. una domanda che è insieme una preghiera: in due parole, mi aiuti a definire il mestiere di editor, a capire in cosa consiste?un editor interviene sulla scrittore dell’autore anche modificando materialmente pezzi, frasi , parole, o suggerisce tagli e sviluppi tenendosi lontano dal corpo fisico del testo?l’editor scrive al posto dello scrittore, a volte? o non deve farlo mai?
I libri sono molto interessanti, ma il mio commento riguarda tutt’altro: come hai fatto a superare la paura di volare? Io ne sono afflitta da anni, ma non c’è nulla da fare: ogni volo è un incubo!
Ciao Meravigli,
anch’io da qualche anno ho tanta paura di volare, ma poiché sono obbligata a farlo spesso e per molte ore, ho messo a punto una scaletta di semplici attività anti-panico da volo che spero possa esserti d’aiuto. Anche in questo caso, la scrittura e la lettura possono rivelarsi preziosissime.
– porta con te quanti più libri puoi, soprattutto quelli che muori dalla voglia di leggere;
– porta con te almeno un testo in lingua originale, inglese, francese, tedesco, spagnolo…..quella che sei in grado di leggere, e un piccolo dizionario. Sottolinea le parole che non conosci e poi scrivine accanto il significato; il tuo volo sarà molto produttivo;
– non dimenticare l’agenda e programmati tutte le settimane che puoi;
– porta con te un blocco note e scrivici quello che ti pare; ti sembrerà di fare una cosa sciocca, ti garantisco che poi ci tornerai su;
– fai amicizia con il vicino, raccontagli la tua vita e poi fatti raccontare la sua;
– se il vicino già lo conosci perché un parente, un amico, un collega, tira fuori qualche argomento che ti interessa e fai in modo che se ne parli fino a quando non hai voglia di dormire (questo vale anche nel caso del vicino sconosciuto);
– osserva gli altri passeggeri;
– ascolta la musica, classica è meglio;
– pensa (spesso quando abbiamo i piedi sulla terra siamo così presi dall’azione che dimentichiamo il pensiero);
– mangia e bevi;
– metti in ordine la borsa (spesso è un pozzo senza fine di cartacce inutili);
– guarda un film
e se ti avanza un po’ di tempo cerca di riposare.
Dopo qualche trasvolata dell’Oceano Atlantico con l’ansia da atterraggio, adesso devo dire che va meglio.
In bocca al lupo e buon volo!
Ciao Gabry
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