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28 Novembre 2004

La festa alla lingua

In questi giorni due importanti istituzioni culturali hanno fatto la festa alla loro lingua.
Il British Council ha stilato la classifica delle 70 parole più amate della lingua inglese. Il Goethe Institut ha reso noti i risultati del concorso “la più bella parola tedesca” durante una cerimonia trasmessa da una delle principali reti televisive della Germania.

La classifica del British Council, che si basa sui giudizi di oltre 40.000 persone appartenenti a 102 paesi non anglofoni, vede al primo posto mother seguita da passion, smile, love ed eternity. Tutte parole corte e semplici, che riguardano la sfera affettiva, sentimenti che tutti capiscono e condividono.

Più sofisticato e interessante il concorso tedesco, che sceglieva la parola più bella soprattutto sulla base della motivazione fornita.
In tre mesi hanno risposto 23.000 persone, da 111 paesi. Ha vinto Habseligkeiten – “beni”, “ciò che si possiede” – formato (come spesso succede in questa lingua) da due radici dal significato quasi opposto, e la bellezza della parola viene proprio da questa tensione: haben (avere) e Seligkeit (la beatitudine celeste). Non si tratta quindi dei grandi possedimenti, ma delle piccole cose preziose nella tasca di un bambino, di ciò che è importante per ciascuno di noi. Una parola, insomma, che dà dignità e valore anche a cose apparentemente di poca importanza.

Al secondo posto una parola che tutti gli stranieri imparano subito e non scordano mai più, perché non esiste in altre lingue: Geborgenheit, il sentirsi bene e protetti, tranquilli e al sicuro.

Al terzo, Lieben (amore) perché “solo una I la distingue dalla vita (Leben)”. E al quarto, Augenblick (attimo, momento), letteralmente “lo sguardo di un occhio”, quindi il tempo di sbattere una palpebra, veloce e leggera come l’ala di una farfalla. Mentre la più bella parola tedesca per i bambini è Libelle, libellula, dolce di “e” e di “i”, scivolosa sulle sue quattro “l”.

Chissà che belle cose verrebbero fuori se facessimo una festa internazionale anche all’italiano. Probabilmente riscopriremmo parole cui non facciamo più troppo caso, ma il cui suono sprigiona magie per chi impara e ama la nostra lingua in un altro paese.

3 risposte a “La festa alla lingua”

  1. Anche io avevo dato questa notizia un mese fa (http://frenetica-fannullona.splinder.com/1098662805#3229457), ma intanto i linguisti hanno rivelato che la motivazione della signora Kalka si basa su una paraetimologia e quindi non c’è alcuna tensione tra Haben e Seligkeit, perché la radice della parola è Habsel, suffisso -igkeit, come puoi leggere in un articolo della Süddeutsche Zeitung:

    “Dr. Dominik Brückner und Prof. Dr. Ulrich Knoop von der Universität Freiburg haben Frau Kalka jetzt korrigiert: “Lexikalisch gesehen, das heißt eben auch etymologisch, also wortgeschichtlich gesehen, sind ,Habseligkeiten‘ keine ,Hab-seligkeiten‘, sondern ,Habsel-igkeiten‘. Der erste Bestandteil des Wortes ,Habsel‘, bezeichnet die Gesamtheit dessen, was jemand hat, und gehört damit in eine Reihe mit Wörtern wie ,Füllsel‘, ,Geschreibsel‘, ,Wechsel‘, aber auch ,Trübsal‘, ,Mühsal‘ oder ,Schicksal‘. Zu diesem ,Habsel‘ gehört dann ein Adjektiv ,habselig‘, das wiederum die Grundlage für das schönste deutsche Wort bildete. Nicht einmal der gegenwartssprachlich ausgerichtete zehnbändige Duden schlägt die Brücke zur ,Seligkeit‘.”
    (http://www.sueddeutsche.de/kultur/artikel/568/42526/print.html)

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