Un maestro indù mostrò un giorno ai discepoli un foglio di carta con un puntino nero nel mezzo.
“Che cosa vedete?”, chiese. Ed essi: “Un punto nero!”. “Come? Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco tutt’attorno?”
Questa storiella mi è rivenuta in mente leggendo un breve testo scritto dal copy Mauro Mongarli sulla rivista Pythagoras. Il Biancotesto inizia così: “Ci sono momenti nei quali se leggo una rivista vengo preso dal punto di vista del bianco. In parole più chiare, gli occhi e la mente si fanno trasportare dagli spazi bianchi che separano le colonne del testo e le immagini. C’è tanta varietà, in quel bianco! Socchiudendo gli occhi si può notare come la frontiera tra i caratteri e il bianco sia sempre diversa, frastagliata, irripetibile…
Lo spazio bianco non è un vuoto da riempire a tutti i costi. Sulla carta, sullo schermo del computer, esalta e circoscrive le nostre parole.
Quando scriviamo, ricordiamoci anche del bianco.
c’è un piccolo errore nel link (una M al posto della N), per cui si va a “page not found”.
Grazie, ora il link è a posto.
Luisa
In parallelo potrei dire che, per opposto, l’uomo sente il vuoto intorno a lui ma non riesce a vedere se stesso… tutta questione di materia…
Fed
Bellissimo l’insegnamento del maestro indù. Il punto può essere un punto solo perché c’è il bianco intorno. Non sarebbe visibile nè distinguibile senza il bianco. L’identità nasce nella differenza. E la differenza è la culla dell’identità.
a me il maestro indù mi pare drogato.
con la droga gli spazi bianchi diventano coloratissimi. giuro.
cmq, visitate il mio blog:
oltretutto.blogspot.com
ci sono anche li’ tante belle riflessioni, tante belle parole e, inoltre, ivi sviluppo dei concetti molto belli.
Mi vengono in mente alcune copertine Einaudi, se non tutte… E quel bianco non vuole proprio essere riempito da altro segno che non sia nella fantasia e nei ricordi di chi lo guarda e immagina chissà cos’altro.
Ciao
Alessia
due cose.
una tecnica: si suole affermare che il bianco impagina.
una poetica: la felicità scrive con inchiostro bianco. (pescata nella memoria da chissà quale lettura)
mf
ma non è preferibile e quasi gratis il foglio di un bianco non ancora rimbischerito dai pensieri insani dei giornali?
chiunque ha impaginato qualcosa prima dell’avvento dei computer sa che il bianco è espressivo, va usato consapevolmente
in relazione a quel che si vuole comunicare
probabilmente avevano ragione tutt’e due (maestro e discepoli):
era un foglio bianco con un puntino nero o un puntino nero su un foglio bianco