Venerdì pomeriggio ho tenuto un intervento al congresso Il silenzio e la parola. La luce. organizzato da NetOne, rete internazionale di comunicatori e operatori dei media “per un mondo unito”.
Ho avuto moltissimi spunti di riflessione su internet e il mio lavoro da una prospettiva un po’ diversa dal mio solito punto di vista molto professionale e funzionale, e soprattutto ho dato un volto e una voce a Giancarlo Livraghi, presente con una lunga intervista filmata su un tema che gli è caro: l’umanità dell’internet.
Solo alcuni stralci, dai miei appunti:
“La rete assomiglia a un sistema biologico. Perché prima di tutto è fatta di persone, la rete è fatta di persone non di macchine. Se prendessimo tutte le macchine che ci sono e togliessimo le persone la rete sparirebbe, non ci sarebbe più; ma se togliessimo tutte le macchine e lasciassimo le persone, s’inventerebbero sicuramente qualcosa e rifarebbero la rete. La rete sono le persone. E sono le persone che hanno, ognuno un po’ a modo suo, scoperto che possono interagire fra di loro, da uno a uno, in gruppi, gruppetti, forum, liste…”
Se andiamo a guardare i piccoli, si scopre che in mezzo all’Africa, che è una delle cose peggio governate che siano mai esistite nella storia, c’è gente che sta facendo delle cose straordinarie, e di cui non ne parla nessuno, bisogna andarle a scoprire! E questo non è vero solo in Africa ma anche a trecento metri da qui. Io credo che la grande risorsa in questo momento sia il piccolo, la grande somma di tante cose piccole, e capita che l’Internet sia uno strumento abbastanza adatto proprio per questo, per agire molto bene su piccola scala.”
“La tecnologia deve essere tenuta in rigorosa schiavitù: dobbiamo abolire la schiavitù umana e mantenere in assoluta, incrollabile schiavitù le macchine. Le macchine non hanno diritti civili, non hanno nessun diritto di farci perdere un millisecondo! Dovrebbero funzionare molto meglio, se non funzionano cacciatele via. Non dobbiamo avere nessuna compassione per le macchine: devono tacere, obbedire ed esserci utili o andare a ramengo…”
Grazie Luisa per la tua esperienza… Anch’io ero presente a quel congresso di netOne ad ascoltare la tua esperienza e quelle di altri intervenuti. Sicuramente alla luce di ciò possiamo davvero dire che anche nelle fredde tecnologie possiamo ritrovare il volto dell’umano, se solo sappiamo andare oltre la semplice comunicazione con le macchine…
Ciao e buona giornata/buon lavoro col tuo sito…
Marco Coroniti.
Giancarlo ha ragione. La rete siamo noi. Le macchine i nostri schiavi. Questa forma di schiavitù non deve essere abolita! Se vogliamo essere ancora liberi. Ricordatevi: ‘Matrix’ è dentro di noi, non fuori…
Copyx_xy
Geez, that’s unlavielebbe. Kudos and such.
[…] Un pomeriggio diverso dal solito […]