“Oggi la pressione dell’oralità si fa sentire sullo scrivere assai più che in passato. Oltre che del congiuntivo, penso al decadere del futuro, sostituito dal presente indicativo quando altri indicatori temporali, in specie avverbi, o “cronodeittici”, indicano che l’evento si svolgerà nel futuro: “domani vengo”, “quest’estate vado in Sicilia”.
Indice di influenza del parlato è anche l’uso dell’imperfetto, che non indica più soltanto duratività, iteratività, contemporaneità degli eventi descritti nel passato, ma ricopre una estesa gamma di usi modali e non più temporali: per esempio, l’imperfetto ipotetico, che sostituisce il congiuntivo della protasi e il condizionale dell’apodosi (“Se volevano evitarli, potevano farlo subito”).
Si veda il giornale, non la pagina culturale, l’articolo di fondo, ma le sezioni più “in situazione”, attratte dai moduli della comunicazione reale. Si noterà, quanto alle proposizioni causali esplicite, che quel siccome poco o nulla usato negli anni Settanta, ora mi sembra decisamente prevalere su dato che (“Prodi ha bruciato i tempi. E siccome Di Pietro se l’è presa, …”); giacché è ormai del tutto scomparso, anche allorché‚ allorquando sono fuori uso; affinché è ben poco presente rispetto a perché; di largo impiego come mai (“Non ha saputo dire come mai i rapitori…, ecc.”).
Declinanti alcune “finezze” che distinguevano la locuzione limitativa dell’in quanto (“Te lo permetto in quanto tuo superiore”) dalla congiuntiva causale dell’in quanto che (“Non parlava, in quanto che toccava ad altri dare la notizia”): ora la locuzione col “che” è sempre meno usata.
Si noti infine l’uso del “solo” che in funzione di congiunzione avversativa (equivalente a ma, però), che interviene a caratterizzate una sintassi di tipo giustappositivo (“Nedved, un fuoriclasse, l’unico a dettare il gioco. Solo che stavolta la Grecia… ecc.”).
Da notare anche la diffusione della preposizione+articolo partitivo (“Contestano il mister per delle scelte sbagliate”). Si tratta di alcuni tra i tanti casi di coloritura “parlata” che sta penetrando nell’italiano scritto, e lo sta cambiando.”
da: Che peccato: non abbiamo più futuro! Oggi la pressione del “parlato” si fa sentire sullo scritto assai più che in passato: l’indicativo presente sostituisce tutto Rubrica Parole in Corso di Gian Luigi Beccaria, TuttoLibri della Stampa, sabato 17 luglio 2004
A parziale consolazione, si fa per dire!, in qualche regione del Mezzogiorno si usa abitualmente il presente progressivo: “Domani sto andando”. Ciao, Arnaldo
oh che bello… ieri scrivendo mi ero fatta così tanti scrupoli per il mio “giacché”, che mi piace tanto… 🙂
come razza in via d’estinzione (e pertanto bisognosa di tutela)segnalo anche il “sia…sia…” ormai sopraffatto dalla becera prepotenza del “sia… che…” e, delizia delle delizie, la forma “in tanto” premessa all’ “in quanto”
ciao e buon lavoro! nilda
NOn voglio dire “un attimino” m ami basterebbe eliminare quel “quant’altro” che imperversa nello scritto e nell’orale… :/
In merito all’imperfetto, al congiuntivo etc… la trovo una barbarie. Un peccato enorme: la lingua più bella del mondo impoverita così… :/