Sto facendo l’editing a una serie di documenti che devono diventare leggere brochure e schede da distribuire online attraverso il sito web aziendale. Documenti scritti da analisti, per cui sono molto ben organizzati nei contenuti, ma lo stile è terribilmente pesante e non troppo digeribile.
Quindi tagli e semplifico a più non posso.
Mi sono però bloccata di fronte all’inflazione di “ovvero”. Ovvero cosa? Ossia? Oppure?
In case study che illustrano l’offerta e le competenze aziendale, che il senso di “ovvero” sia comparativo o disgiuntivo cambia tutto.
Lo Zingarelli mi dice che può essere usato in tutti e due i sensi. Oddìo, non ho voglia di complicare la vita né a me, nè soprattutto a chi dovrà leggere. Capisco che l’unica soluzione è farne a meno: d’ora in poi userò solo “o” e “oppure”.
interessante il tuo blog! complimenti!
Hey, that’s polewfur. Thanks for the news.
That’s the thinking of a creative mind
secondo me, “ovvero” è un “cioè”.
no?
cioè un comparativo… 😀
Hai provato con “forse”?
Nel dubbio… il dubbio funziona sempre. Prendi l’esempio dello Zingarelli: “Sarò da te fra tre o quattro giorni, ‘forse’ venerdì sera”…
Mi pare possa andare…, forse.
Complimenti per il blog, sei tra i miei preferiti.
Ciao, Clelia
Effettivamente la prolina merita la giusta collocazione…fai bene a cambiare strada…