In questi giorni molte storie attraversano la mia vita. Sotto forma di racconti personali e sotto forma di libri.
Ci sono le fiabe sonore su cd, con quel ritornello che il mio nipotino ascolta incantato e che mi riporta indietro di tanti anni: identiche le illustrazioni e identico quel “a mille ce n’è (eeee) nel mio cuore di fiabe da narrar, da narrar”.
Solo che oggi ad ascoltare la storia di Hansel e Gretel mi vengono francamente i brividi. Eppure Giulio non si scompone affatto quando mi spiega quanto sia stato bravo il ragazzino a offrire l’ossicino invece del dito alla strega pur di non farsi mangiare.
Già, ma Bettelheim l’ho ampiamente studiato: le fiabe servono ai bambini per fare i conti con le cose difficili, drammatiche, crudeli della vita… la malattia, la cattiveria altrui, la morte.
Le storie però servono anche ai grandi, tanto che si scrivono libri di storie apposta per loro. Per fare i conti con i cambiamenti, la perdita della persona amata, le difficoltà relazionali, l’incapacità di trovare un lavoro o la propria strada.
E’ il caso di un bel libro che sto leggendo con molto interesse in questi giorni: Le parole portano lontano, di N. Owen, pubblicato da Ponte alle Grazie (13,50 euro). Sottotitolo: 77 storie per comunicare, convincere, emozionare.
Storie brevi, lunghe, occidentali, orientali. Con protagonisti inventati: guerrieri del deserto, maestri zen, imprenditori, contadini. O notissimi: S. Agostino, Kennedy, Gandhi, Einstein, Picasso.
Ma tutti hanno una piccola verità da insegnarci, uno spunto di riflessione da offrirci, una diversa prospettiva da cui guardare la vita da farci scoprire.
Utile per tutti, è stato pensato soprattutto per i comunicatori e i formatori. Perché nulla convince e aiuta a capire quanto una storia.
Ogni storia ha bisogno di una cornice, di un contesto, per poter sprigionare il suo potere.
Così l’autore del libro costruisce la sua cornice: un dialogo tra un mago e il suo apprendista che attraverso le loro conversazioni ci aiutano a scegliere le storie, a raccontarle, a personalizzarle quando dobbiamo motivare colleghi e collaboratori, convincere un cliente, galvanizzare un’aula, incoraggiare noi stessi a intraprendere nuove strade.
Organizzate per temi e obiettivi (condurre e accompagnare, valore aggiunto, strutture e schemi, responsabilità, cambiamenti scelti, transizioni), le storie possono anche essere lette per puro piacere, così come leggevamo le fiabe da piccoli. La magia della metafora agisce lo stesso.
Ne rubo una, che mi è piaciuta moltissimo:
“Ehi, ma lei è il signor Pablo Picasso?”
“Sì” disse Picasso.
“Senta” disse il collezionista. “Perché non dipinge le persone come sono veramente? Voglio dire, se guardo uno dei suoi quadri, non mi sembra reale. C’è un occhio in mezzo alla fronte, un naso al posto dell’orecchio. È ridicolo. È tutto sbagliato. Non è realistico e non è arte!”
“Non capisco” disse l’artista…
“Bene, le dimostrerò cosa intendo”. L’americano prese il portafoglio dalla giacca, lo aprì e tiro fuori una fotografia. “Guardi” disse. “Questa è mia moglie, è così che è fatta veramente”.
“Oh, adesso capisco” disse Picasso seriamente. “Sua moglie è sottilissima e alta circa dieci centimetri”.
PS A mio fratello devo un altro libro, pare famosissimo, che si legge in mezz’ora e che racconta una favoletta per adulti conservatori e indecisi: Chi ha spostato il mio formaggio? di Spencer Johnson (Sperling & Kupfer, 11 euro). Topolini e gnomi, con diverse strategie, inseguono il formaggio, ovvero la felicità.
PICASSO
Corpi, mani…tante, troppe?
No, meglio la non fine………..
semilacrime dagli occhi dispersi tra i colori
due mani sfuggite dai sensi crearono
FINTI SORRISI, PERBENE
…crearono
ciò che nessuno riesce a vedere,
paradiso di forme volanti senza spazio,
ultraterreni sensi fuori dalla percezione.
La morte degli occhi: musica visiva…
Scrivo parole inutili,
senza speranze di spiegazione…
venite in cielo, provate a volare nell’eden.
prendete per mano le lacrime della mamma di un bimbo morto
e risorgete per un nuovo vero attimo di batticuore…
In qualunque giardino vi troverete
Aprite la mente, cercate la foglia di fico bacata
E immaginate la donna che vi abbraccia,
allora sarete ciechi di nuovo,
in una previta potrete ammirare la luna anche di giorno,
il sole non eclissato è nero,
lo specchio triste ora ride e illumina
a giorno
senza stralunare gli occhi aperti
che non hanno più voglia di sbattere!!
-Michele.
…bhè, la formattazione si è persa…poco male.
-Lo stesso anonimo di prima.
Credo che mi procurerò il libro di Owen..grazie!
grazie al tuo sito ho conosciuto “Storia delle mie storie” e mi ha aperto tutto un nuovo modo di vedere la scrittura e la lettura. grazie!
commento l’inizio: brividi anche per me e ogni sera un grande piacere a sentire lollo che canta la musichetta.
antonella
BION I’m imserpsed! Cool post!
a portare lontano possono essere le parole, le parole del flusso di coscienza, parole alle quali ognuno può dare una personale interpretazione: invito tutti Voi a provare. Io ci ho provato sul mio blog:
Dipingere è il mestiere di un cieco. Egli non dipinge ciò che vede, ma ciò che pensa, cosa dice a se stesso su ciò che ha visto P.Picasso
grazie per lo spunto! Penso che farò presto un salto in libreria! 🙂 ciao
Ho letto il libro,ma l’ho trovato un po’superficiale. Accarezza certi temi abbastanza interessanti, come i tre modi di comunicare (visivo, auditivo e cinestesicoo) ma non approfondisce nulla. Ammetto che mi sarebbe piaciuto di più un libro che insegnasse la teoria dell’utilizzo delle metafore, piuttosto che questo sue riportare le metafore senza aggiungere nulla. Anche il tema del contesto di una storia, lo trovo trattato in maniera un po’ superficiale. Nel complesso carino, ma mi aspettavo di meglio. Gomez.
x Skritch: “Chi ha spostato il mio formaggio” te lo presto io! Te lo passo la prox volta che ci vediamo! Bax MJ & 600 RR