Sarà anche per sostenere le iniziative editoriali del quotidiano sul quale scrive, ma da due settimane Gian Luigi Beccaria nella sua rubrica Parole in corso sul Tuttolibri della Stampa si sta occupando di classici. Sabato scorso con un interessante articolo di come oggi diventi quasi indispensabile tradurre i classici italiani del passato, perché se molti significanti sono gli stessi cambiano invece i significati che assumono nel tempo. Ieri con una riflessione un po’ calviniana sul perché fa bene leggere e rileggere i classici. E sapete perché? Perché “allungano la vita”:
Alla memoria personale aggiungiamo la memoria collettiva, e l’intrico delle due “allunga”, sia pure all’indietro, la nostra vita. Leggere non è soltanto ricerca di distrazioni, emozioni passeggere, ma “simulazione” potente di vita vera. Si leggono i libri del passato non tanto per ricordare dei fatti, battaglie, guerre e paci, ma per rivivere ciò che gli uomini da Omero ad oggi hanno pensato, fantasticato, patito, sognato, immaginato: un cumulo di memoria, tramandato in un linguaggio singolare (magari versificato) che rinnovando patimenti, gesta, amori, rimasticando fedi ed idee, fa sì che sappiamo veramente chi siamo.
“o chi vorremmo essere” aggiungerei
Già, ma se “sappiamo veramente chi siamo” allora non siamo in un “”simulazione” potente di vita vera”. Il malinteso sull’arte che “imita la vita”, questo sì è molto potente
…poesie? ..e possiamo legerle da qualche parte?
un saluto…