Capita di rado di vedere un film che ti fa al tempo stesso ridere, sorridere, piangere e pensare. Le invasioni barbariche ci riesce, con il suo ritmo frenetico iniziale e alla fine con la pace ritrovata.
La vicenda è semplice e molto comune: un uomo malato, i figli in giro per il mondo, la ex-moglie che li cerca affinché vedano il padre e si riconcilino con lui. Intorno: la sanità che non funziona, un gruppo di amici molto intellettuali e pieni di sé, una ragazza molto per bene e una abbastanza per male.
Ognuno ha il suo ruolo e la sua parte da recitare, quella che ha recitato per tutta la vita. Ma la malattia e la sofferenza – quella del corpo e quella dell’anima – rimescolano le carte, fanno deragliare dai binari consueti, producono sommovimenti del cuore e cambiamenti che sembravano impossibili.
“Il dolore è ciò che mette in moto il pensiero” mi ha scritto un amico qualche giorno fa. In questo bel film come a volte nella vita, il dolore fa muovere anche la compassione e la comprensione, porta alla serenità, e forse qualcuno a una nuova felicità.