Di fronte al dolore di questi giorni e alle tante parole logore e inadeguate, mi sono tornati in mente dei versi di Auden (anche se lui li aveva scritti per un altro tipo di lutto):
Fermate tutti gli gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti, e tra un rullio
smorzato
portate fuori il feretro, si accostino
i dolenti.
Blues in memoria
La verità, vi prego, sull’amore
Piccola Biblioteca Adelphi
morti per niente/
nella bruma fluttuano-/
non cerco un senso/
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la terra è secca/
questo solo da dire-/
si spreca il grano/
“Kad umire covicek
Quando muore un uomo la terra diventa più pesante e più profonda per una ferita e più nera per una fossa, per una cassa inchiodata.
Quando muore un uomo il mondo dovrebbe fermarsi, tremare grave di angoscia e di dolore profondo nel silenzio che dovrebbe spalancare le porte degli obitori, sollevare le lastre delle tombe come palpebre stanche d’una notte insonne.
Quando muore un uomo, muore una parte del mondo e la terra diventa più pesante, più esperta, più umana, più grande per una ferita, più profonda per una fossa.”
Jure Franicevic-Plocar
Un’intera notte buttato vicino a un compagno massacrato, con una bocca digrignata volta al plenilunio, con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio, ho scritto lettere piene d’amore. Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”.
Ungaretti citato da Sisì, su Squonk
…spiace. No, è qualcosa di più e di più profondo. Fa proprio rabbia, fa male vedere che la gente piange perchè i morti sono italiani. E tutti gli altri chi sono? Che cosa sono? Sono altro? Non sono forse nostri fratelli??!?
E, ancora, fa rabbia sentir dire che gente preziosa (perchè è preziosa la vita!), perle di vita, sono state gettate inutilmente nel fango. Non sono ‘eroi della patria’. E’ inutile edulcorare l’amaro boccone: sono vite morte per niente.
Vorrei sentirlo ammettere da qualche Politico.
E vorrei che qualcuno affrontasse la realtà: ci sono dei responsabili, per le morti di questi nostri fratelli italiani, come per le infinite morti che questa ‘guerra preventiva’ che questa ‘pace duratura’ ci hanno regalato.
Gridiamo. Con civiltà, voglia di ascoltare, voglia di andare davvero a fondo. Gridiamo l’ingiustizia. Gridiamo la voglia di Pace. E proviamoci. Proviamoci davvero ad attuarla nella nostra vita, tra le pieghe delle nostre giornate e delle nostre relazioni!
Alessandro